'O Maé

Storia di Judo e di Camorra


"Ho passato la mano sulla sabbia dei miei pensieri che ora non esistono più. Vivo solo il principio dello yawara sulla via della cedevolezza: Tiri? Spingo. Spingi? Tiro. Sono pronto”

Con queste parole Garlando, notevole giornalista sportivo e superbo autore di libri per bambini e ragazzi, introduce la storia di Filippo, un ragazzo nato e cresciuto a Scampia, dove la vita offre poche possibilità e una delle più seguite è quella di entrare nel Sistema: la camorra.

Filippo sembra avere il destino segnato: la sua famiglia è invischiata a vario titolo con il clan camorristico locale e solo grazie all’aiuto di un lungimirante insegnante di musica e di uno zio viene introdotto nella palestra di Gianni Maddaloni e di suo figlio Pino, campione olimpico di Judo a Sydney.

Inizialmente Filippo fa resistenza (i ragazzi “in pigiama” lo fanno ridere e i nomi delle tecniche sembrano impossibili da pronunciare e ricordare) ma con il passare del tempo si appassiona alla pratica dell’arte marziale e si affiata con i compagni di dojo.

Apprende che la caduta è il primo passo che si compie prima di rialzarsi, impara che nello scontro il compagno ti aiuta a diventare più forte e interiorizza che solo chi è in grado di combattere può scegliere di non farlo.

Una storia emozionante, intensa e carica di speranza. Il protagonista rimane nel cuore così come la figura del Maestro Gianni Maddaloni (‘O Maè che dà il nome al romanzo) che realmente prova da anni a dimostrare che il riscatto è possibile: attraverso lo sport, il sacrificio, la disciplina e le regole.

Al centro del romanzo c’è il ruolo sociale dello sport e delle Arti Marziali dove sacrificio e disciplina possano diventare una strada “DO” di vita per molti ragazzi. L’esperienza di Maddaloni fa da faro a tutti coloro che nelle arti marziali vedono oltre il solo scambio di tecniche.


Francesca, praticante di Qwan Ki Do e libraia per ragazzi.