La Mantide

LE ARMI DELLA MANTIDE RELIGIOSA

Dal testo ARMI ANIMALI*

Anche Wang Lang, padre dello stile di Kung Fu della mantide religiosa (tánglángquán), osservò il comportamento di questi animali per costruire il suo particolare metodo di combattimento.**

Le prime specie di mantide religiose erano costituite da gracili cacciatrici che vivevano sui terreni o tra la vegetazione. Le loro zampe anteriori erano leggermente più grandi, il che le facilitava nell'atto di ghermire con un solo colpo le prede che si avvicinavano a sufficienza. A partire dalle loro antenate, le mantidi si sono specializzate sempre più come predatrici che sorprendono la loro vittima***. Una volta che la selezione naturale ha abbandonato, nel loro caso, i vincoli che le spingevano verso una maggiore efficienza in termini di movimento, le zampe anteriori si sono a mano a mano ingrandite, consentendo loro di catturare le prede a distanza sempre maggiori****.

La maggior parte delle mantidi religiose rientra nella categoria dei predatori che "aspettano", non inseguono infatti la preda per abbatterla ma si appostano e rimangono immobili, spesso mimetizzandosi con l'ambiente circostante. Questi insetti devono il loro nome all'abitudine di tenere le enormi zampe anteriori, caratterizzate da lunghi aculei ricurvi, in una posizione che ricorda le preghiera. In realtà i lunghi arti raptatori sono vere e proprie molle fatte di muscoli; questi arti dentati si allungano di scatto dal corpo, afferrando qualsiasi preda commetta l'errore di entrare nella "Kill zone". L'efficacia dei predatori che aspettano o che sorprendono gli avversari si basa sulla possibilità di sferrare un colpo rapido che li metta subito fuori combattimento. È importante dunque la velocità dell'appendice (arto raptatorio) più che quella di scatto dell'animale: il successo o il fallimento della caccia dipende proprio dalla rapidità con cui l'arto viene proiettato dal corpo, come fosse una molla.

La velocità dell’appendice e lo spostamento sono determinate dalla distanza tra un punto mobile (estremità) e un punto fisso (fulcro). Tale concetto viene spiegato in fisica con il principio della leva. Nel caso delle mantidi religiose, la selezione naturale si è orientata al perfezionamento dell'atto del ghermire e quindi necessariamente alle dimensioni e alla struttura delle zampe raptatorie.

Analogamente, la tecnica della mantide studiata nel Qwan Ki Do, e in molti altri stili di Kung Fu, privilegia i movimenti repentini e improvvisi sferrati con le braccia. Colpi, parate e tecniche di leva articolare (Cam Na) avvengono di scatto, prive di fluidità, in maniera molto diretta e breve ma che risultano comunque potenti dallo sfruttamento della catena cinematica dell’intero corpo.

Gli aculei delle zampe sono simulati dalla posizione della mano che espone le nocche o le dita per percuotere in maniera precisa e violenta i punti vitali dell’avversario.

Anche la posizione del praticante, tipicamente alte e prevalentemente statiche o con brevi spostamenti, richiamano proprio l’atteggiamento e il portamento della mantide durante l’atto predatorio.


FONTI:

* D.J. Elmen, Armi animali - come la natura di ha insegnato a combattere. Codice edizioni, Torino, 2016, pp. 55-66.

** P.X. Tong, Qwan ki do - tradizione, cultura, efficacia di un'arte marziale vietnamita, Luni editrice - Sport promotion, Milano, 2004, pp. 83-84.

*** G.J. Svenson e M.F. Whiting, Phylogeny of Mantodea Based in Molecular Data: evolution of a charismatic predator, in "Systemstic Entomology", 29, 2004, pp. 359-370.

**** R.G Loxton e I. Nicholas, The Functional Morphology of the praying Mentis Forelimb (Dictyoptera: Mantodea), in " Zoological Journal of the Linnean Society", 66, 2008, pp. 185-203.